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La Cenerentola dei cinque sensi.

La Cenerentola dei cinque sensi.

L’era digitale sta regalando immediatezza, possibilità di conoscenza, livelli di accessibilità che sembravano impensabili da raggiungere fino a 10 anni fa, ma come per ogni cosa, esiste un rovescio della medaglia. Al di là delle implicazioni sociologiche che non ci competono e non ci interessano, il digitale ci ha tolto il romanticismo della lentezza e delle sensazioni diverse da quelle puramente visive.

Sottovalutiamo spesso il ricordo di un odore.

Questa frase suscita sempre reazioni contrastanti. Dicono che non si possa ricordare un odore, ma in realtà gli odori, gli aromi possono evocare memorie ed emozioni ad essi legate in modo potente, quasi come se fosse un flashback che ci colpisce all’improvviso. Questo perché i recettori olfattivi sono a diretto contatto con il sistema limbico, responsabile della sfera emozionale, a differenza delle sensazioni visive, uditive o tattili che vengono invece elaborate subito dalla parte logica del cervello.

Non è comunque una questione recente, quella dello snobismo nei confronti dell’olfatto.

Aristotele lo considerava il più mediocre tra i 5 sensi, idea poi ripresa in epoca più moderna durante l’Illuminismo prima, e addirittura da Darwin poi, che catalogava il naso come un organo di serie B, da affiancare a livello di immagine a quella degli uomini preistorici che altro non avevano cui affidarsi se non, appunto, al loro naso.

Di contro l’arte, la letteratura, l’iconografia del passato hanno sempre avuto un grande rispetto per il naso e per il senso che esso rappresenta, ma è negli ultimi anni che psicologi e scienziati hanno riscoperto, per così dire, la sua dignità.
Si sono moltiplicati gli studi sull’olfatto anche in virtù delle profonde differenze che esistono tra il nostro tipo di percezione agli odori, in realtà molto limitata, rispetto alla vasta e profonda varietà di cui dispone il regno animale.

Basta anche pensare, molto semplicemente, a quanto soffriamo quando abbiamo il naso chiuso, come ne risenta in modo drastico la percezione del gusto, come ci sentiamo a volte anche “isolati” dal mondo che ci circonda, quasi come se non lo vedessimo o non lo potessimo percepire.
Attraverso l’olfatto possiamo riportare a galla ricordi ed emozioni, stimo­lare l’immaginazione e persino i nostri sogni, ci apriamo o meno ai rapporti interperso­nali. Nella pancia della mamma, dopo l’udito il bimbo sviluppa l’olfatto, e questa cosa rimane nel nostro, per così dire, backup genetico aiutandoci a riconoscere una situazione di pericolo soltanto tramite il suo odore.

Odore di gas ci fa capire che c’è una perdita e che dobbiamo subito agire di conseguenza.

Prima di bere del latte aperto da qualche giorno, il nostro istinto ci porta ad annusare il contenuto del cartone o della bottiglia perché sappiamo che sarà il nostro naso, per primo, a dirci se quel latte è ancora buono oppure no.

Questo senso a noi tanto caro e così bistrattato è stato oggetto, e lo è ancora, di studi da parte di un noto psicoterapeuta, Claudio Risé, che ha approfondito la questione della cosiddetta “lotta all’olfatto” andando a cercare le origini dell’importanza dei profumi addirittura nelle scritture sacre. In tutte le religioni, specie nell’antichità, si parla di sacrifici agli dei in forma di profumo, come se a Dio, o a chi per esso, annusare una fragranza piacevole fosse cosa gradita e quindi intercedesse per i suoi fedeli.

La situazione si è capovolta nella modernità, purtroppo. Dice Risé che la radice di gran parte dei malesseri odierni risieda nella distanza che abbiamo preso dal nostro corpo, dai nostri sensi, che si trasforma poi in distanza dalle altre persone; il senso più colpito ed ostracizzato è proprio l’olfatto, “fondamentale per l’orientamento e strettamente legato alla vita, alla sua conservazione, al piacere e alla riproduzione. Una prova è il diffondersi del­le allergie che si sviluppano per l’assoluta disabi­tudine al dato naturale”. (Cit.)

Parte della nostra mission è proprio questa: riavvicinare le persone alla riscoperta della percezione, risvegliare istinti ed emozioni che abbiamo sopito, schiacciati dalla routine e dalla frenesia quotidiana per tornare ad essere, per quanto possibile, liberi, sereni, e di conseguenza meglio disposti verso gli altri.