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Il profumo dell'arte

Il profumo dell'arte

Abbiamo parlato in passato del legame tra olfatto e letteratura. Abbiamo visto come I profumi siano protagonisti di romanzi, poesie, racconti recenti e più radicati nella storia.

Il richiamo ai profumi però è presente in modo corposo anche nell’arte, dove il nostro naso viene stimolato non in maniera diretta ma attraverso gli occhi che osservano dipinti la cui composizione, i colori e soggetti ritratti, innescando così quella serie di reazioni mnemoniche che rievocano, a partire da un’immagine, l’odore corrispondente.

È però notizia recente (si parla del mese scorso) quella legata al museo del Prado di Madrid, dove grazie a una tecnologia sviluppata da una famosa casa di profumi, è stato possibile creare un’esperienza extrasensoriale che ha permesso ai visitatori presenti di andare oltre la consueta visita artistica. 

L’opera d’arte in questione è un dipinto fiammingo opera di Bruegel il Vecchio e di Rubens.
Il titolo del quadro è quasi lapalissiano, Allegoria dell’olfatto. Raffigura un bimbo, un putto, presumibilmente, colto nel momento in cui porge a una donna priva di vestiti un fascio di fiori. La donna viene identificata come Venere, ma non sono i due protagonisti umani il centro dell’essenza del quadro.

Il dipinto infatti è un tripudio di dettagli: sono rappresentati più di 80 tipi diversi tra fiori e piante, molti animali e insetti, e una serie di oggetti legati comunque al mondo dei profumi (per esempio anfore per raccogliere essenze).

L’idea di dare a questo quadro una dimensione in più è stata di Alejandro Vergara, curatore della sezione dei dipinti fiamminghi del Prado. Ha deciso di commissionare alla profumeria catalana Puig il compito di realizzare il profumo di dieci dei soggetti rappresentati nel quadro tramite la sofisticata tecnologia AirParfum. Narcisi, fiori d’arancio, gelsomini, albero di fico, ma anche l’odore dei guanti di cotone appoggiati vicino alla Venere e addirittura lo zibetto, il cui particolare afrore è stato ricreato in maniera totalmente sintetica.

Ma come funziona questo abbinamento tra immagine e odori?

Nella stanza dove il dipinto soggiorna sono stati posizionati quattro monitor che riproducono il quadro; è sufficiente cliccare sul numero desiderato per avere una descrizione precisa di quello che si sta vedendo, sia questo un fiore o un’altra parte del giardino, e tramite di microdiffusori, contemporaneamente assaporarne l’essenza.

Le esperienze artistiche tattili sono sempre state proposte e sono numerose, ma questo tipo di crossover tra i sensi è una novità che staremo a vedere se prenderà piede e darà magari inizio a una serie di esposizioni che si svolgono su piani sensoriali diversi e paralleli.

Precursore, anche se in modo molto diverso, di questo tipo di percorso è stato il Museum of art and design di New York, che qualche anno fa commissionò un progetto denominato “The art of scent”. Si trattava di un percorso che ripercorreva la via della profumeria partendo dalle sue antiche basi artigianali alla sofisticata disciplina che è ai giorni nostri.

La visita consisteva nell’annusare 12 odori considerati “chiave” disposti in altrettante nicchie, disposte all’interno di una stanza bianca, fatta eccezione per le suddette nicchie, completamente vuota.

Tramite l’utilizzo di un interruttore, veniva azionato un flusso di aria profumata unito a una specifica colonna sonora e alla proiezione di alcuni testi mirati.

È una strada che a livello sperimentale si sta provando a percorrere per fornire esperienze sempre più reali e sfaccettati agli appassionati. Gusto e olfatto sono i due sensi più difficili da ricreare interamente. Si possono descrivere e sperimentare sul campo, ma renderli arte, o essenza, è qualcosa che ancora non è stato possibile realizzare come per tutto ciò che passa attraverso la vista, o l’udito.

Dobbiamo “accontentarci” dei tentativi di innovazione e continuare a usare il potere evocativo che certe immagini riescono a dare.

Non è stata casuale la scelta di un dipinto fiammingo, al Prado.

La famiglia Brueghel è famosa per le scelte di immagini e di colori intensi, tanto intensi da far scattare immediatamente il collegamento tra ciò che si vede e la percezione olfattiva e di gusto che ne deriva.

Lo stesso dicasi per l’Arcimboldo, le cui opere famigerate sono una combinazione ironica di frutta e ortaggi che però lanciavano un messaggio che andava oltre quello prettamente estetico, o culinario. Lo scopo era proprio quello di indurre l’interlocutore di andare oltre l’apparenza fornita dalla natura stessa, e di cogliere l’essenza superiore.

La natura e la luce, sommate, generano profumo, diceva Monet, che racchiudeva nei suoi fiori vaporosi, carnali e allo stesso tempo inconsistenti l’immagine di una Terra voluttuosa che avvolge l’essere umano con l’aiuto della luce.

Un’idea che è stata ripresa con toni decisamente più intensi, colorati, di impatto dal boemo Klimt, i cui giardini estivi sono zeppi di fiori e di donne floride, di profumi infiniti figli di una stagione felice e materna.

La profumeria stessa è arte. Il ricreare aromi, mescolarli, attingerli dalla natura per produrre fragranze uniche che si combinano in modo diverso a seconda della pelle che incontrano. 

La cucina e l’enologia poi sono il punto di partenza e di arrivo di tutto questo, dove ogni senso viene appagato in tutta la sua interezza, regalando sensazioni nuove, evocando ricordi nascosti, confortando, donando oblio.

E non è forse questo, lo scopo primo dell’arte?