Ci si avvicina spesso al variopinto mondo delle birre con curiosità e una buona dose di approssimazione. Avendo a livello “pop” una cultura del prodotto non molto vasta, la maggior parte di noi pensa che esistano birre bionde, birre rosse e birre scure, riducendo il tutto a una questione di colore più che di sapore, di ingredienti, di storia. In realtà dietro questa approssimazione elementare si nascondono decine di diversi procedimenti, innumerevoli mix di ingredienti, influenze geografiche e anni di tradizioni che aprono un ventaglio di opportunità di scelta che vedremo di vagliare in sintesi in questo articolo.
Parliamo quindi di STILI della birra.
Usiamo questo termine per raggruppare un insieme di birre che condividono storia, pratiche di produzione e materie prime.
Ogni stile nasce da abitudini di produzione e creazione che nel corso del tempo si sono consolidate, ma sebbene questo possa in un certo senso aiutare un consumatore a orientarsi nella scelta e nella prova, non si deve cadere nell’errore di pensare che all’interno di uno stile, tutte le birre si assomiglino.
Basti pensare che la stessa materia prima prelevata in un luogo rispetto a un altro può conferire al prodotto finale caratteristiche organolettiche molto diverse.
Cerchiamo di orientarci un po’ tra gli stili principali, detti anche tradizionali.
BIRRE ALE
Sono birre prodotte con lieviti ad alta fermentazione, aromaticamente intense con sentore di frutta e di fiori. Sono birre ora diffuse in tutto il mondo ma affondano le loro radici in Germania, Belgio e Inghilterra.
I sotto-stili delle Ale sono innumerevoli, vediamone alcuni.
In Inghilterra la più nota è forse la IPA (India Pale Ale), amara e aromatica, la Porter, la Stout, scure e prodotte con malti tostati. Il luppolo si esalta con la durezza di un’acqua ricca di sali minerali.
In Belgio la tradizione dei mastri birrai è talmente variegata che non è semplice incasellare il prodotto in uno stile unico. Se però vogliamo cercare un insieme noto dentro cui racchiudere stili simili tra loro, non possiamo non citare le birre d’Abazia, prodotte nel medioevo nei conventi. Ogni birra ha una caratteristica che le accomuna a tutte le altre birre d’Abazia pur rendendosi unica grazie alle tecniche specifiche di quel convento e alla materia prima disponibile in quella specifica zona. Sono birre molto alcoliche e strutturate, estremamente saporite e complesse.
In Germania le Ale più famose sono quelle a base di frumento (le Weizen), che si declinano in numerose varianti che sono a volte anche emigrate oltre confine (vedi Belgio con le sue delicate e profumate Blanche).
BIRRE LAGER
I lieviti delle lager sono a bassa fermentazione, e sono in assoluto le birre più consumate al mondo. Sapete perché si parla di bassa fermentazione? Perché durante il processo, il lievito si va a depositare sul fondo del tino.
Il nome Lager invece deriva dal tedesco, e significa “magazzino”: si fa quindi richiamo al metodo di conservazione della birra, in luogo fresco e asciutto per circa tre mesi, così da conservarne il tono liscio ed equilibrato.
Il malto prevale sul luppolo conferendo alla birra dei toni più rotondi e meno intensi. Trovano il loro centro gravitazionale tra la Germania e la Repubblica Ceca, anche se negli ultimi anni anche gli Stati Uniti si stanno cimentando nella produzione di Lager di un certo spessore, dal gusto pungente e un grado alcolico basso (tra il 4 e il 5%).
Il colore è chiaro, quasi trasparente, molto limpido, e genera una schiuma densa e candida. Per esaltarne le caratteristiche è consigliabile consumarla fresca.
BIRRE CON LIEVITI A FERMENTAZIONE SPONTANEA
Le più note facenti parte di questa categoria non son birre molto famose o diffuse, ma sono birre importanti e ben delineate nelle loro caratteristiche. Ci riferiamo per esempio alle Lambich Belghe, che presentano un’elevata percentuale di frumento. Perché fermentazione spontanea? Perché il mosto viene esposto durante la notte, e i lieviti provengono dall’aria aperta, diversamente da quanto avviene invece nelle birre ad alta o bassa fermentazione dove il lievito viene inoculato dal mastro birraio.
Questo particolare procedimento, sommato all’invecchiamento in botti (che può durare fino a 3 anni) che conferiscono un sapore quasi barricato e un’effervescenza praticamente nulla, rendono queste birre quasi simili a un vino, perfette per la degustazione.
Lo stile quindi non ha a che fare con la colorazione, non è strettamente legato al grado alcolico o al sapore della birra.
Possiamo paragonare lo stile di una birra a un mosaico terminato. Ogni tassello, per quanto piccolo, concorre a realizzare un’immagine complessa e articolata.
La chimica del procedimento, la natura della materia prima, il metodo di conservazione, i tempi di fermentazione e di invecchiamento, la personalizzazione della tradizione, la mano del mastro birraio: ogni fattore genera una sfumatura particolare a ogni singolo stile.
Sta poi al consumatore finale scegliere quale sia il più adatto al suo palato, anche se in fondo, perché scegliere quando si può provare tutto?
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