L’Australia è, per gli appassionati di vino, un territorio necessariamente da esplorare. Questa enorme isola-continente rappresenta una delle realtà più dinamiche e sofisticate della viticoltura contemporanea. La varietà di climi, suoli e interpretazioni enologiche che la caratterizza ha reso l’Australia un laboratorio naturale dove la tradizione europea ha incontrato lo spirito pionieristico di un paese giovane, forgiando un'identità vitivinicola forte, riconoscibile e in continua evoluzione.
Sebbene il continente australiano ospitasse da millenni alcune varietà spontanee di vite selvatica, queste non possedevano caratteristiche compatibili con la vinificazione. Le popolazioni aborigene non svilupparono una cultura legata alla coltivazione della vite o alla produzione di vino. Fu con la colonizzazione britannica che la viticoltura prese forma: l’Australia venne infatti ufficialmente occupata dall’Impero britannico nel 1788, inizialmente come colonia penale. Negli anni successivi, l’interesse agricolo crebbe e si svilupparono le prime attività colturali, tra cui quella della vite.
I primi tralci furono piantati nel Nuovo Galles del Sud agli inizi dell’Ottocento, ma fu solo nel 1831, grazie a James Busby, che l’enologia australiana ricevette un impulso decisivo. Busby, considerato il padre della viticoltura australiana, compì un viaggio tra Francia e Spagna per raccogliere talee di centinaia di varietà europee (oltre 500 varietà di vite), che successivamente introdusse nel continente. Le sue selezioni includevano vitigni come Shiraz, Cabernet Sauvignon, Grenache, Sémillon, Riesling e Chardonnay, che si rivelarono ben adattabili ai nuovi territori.
Una delle particolarità più affascinanti della viticoltura australiana risiede nel fatto che in gran parte del territorio le viti sono a piede franco, ovvero non innestate su portainnesti americani. Questo è possibile perché la fillossera, l’insetto che ha devastato i vigneti europei nell’Ottocento, è presente solo in aree molto circoscritte (in particolare nello stato di Victoria). Il clima caldo e secco, i suoli sabbiosi e un rigido sistema di quarantena hanno permesso alla maggior parte delle regioni vinicole di rimanere indenni. Questo ha reso possibile la conservazione di vigne centenarie non innestate, che rappresentano un patrimonio genetico e sensoriale rarissimo nel panorama mondiale.
La crescita qualitativa dell’enologia australiana si è affermata a partire dagli anni ’70 e ’80 del Novecento, quando una nuova generazione di produttori iniziò a lavorare con maggiore attenzione al terroir, alla vinificazione di precisione e all’espressione dei singoli vitigni. Da paese di esportazione vinicola “in volume”, l’Australia si è progressivamente affermata come realtà capace di esprimere anche finezza e longevità. Oggi, la combinazione di antiche vigne, know-how tecnico e una straordinaria diversità pedoclimatica rende il continente una delle frontiere più dinamiche e stimolanti dell’enologia globale.
Geografia vinicola: coste fertili, climi variegati, territori d’eccellenza
La maggior parte delle regioni vinicole australiane si sviluppa lungo la fascia costiera meridionale e orientale del paese. Questo non è casuale: la prossimità all’oceano garantisce condizioni climatiche più temperate, ideali per la vite. In un continente caratterizzato da un interno arido e spesso desertico, le zone costiere offrono un clima più umido e ventilato, con escursioni termiche benefiche e suoli adatti alla viticoltura.
Le regioni principali includono:
- South Australia, il cuore pulsante della produzione, con zone iconiche come Barossa Valley, Clare Valley, McLaren Vale e Coonawarra. Qui si producono Shiraz intensi, Riesling eleganti e Cabernet Sauvignon profondi, su suoli che variano da terra rossa calcarea a sabbie antiche.
- Victoria, patria di Pinot Noir e Chardonnay nei climi freschi di Yarra Valley e Mornington Peninsula, ma anche di vitigni più mediterranei nelle regioni più calde come Rutherglen e Heathcote.
- New South Wales, dove Hunter Valley, una delle zone più antiche, dà vita a Sémillon unici, leggeri e acidi da giovani, ma capaci di evolvere per decenni.
- Western Australia, e in particolare Margaret River, che gode di un clima simile a quello di Bordeaux, e che ha costruito la propria reputazione su Cabernet Sauvignon e Chardonnay di grande equilibrio.
- Tasmania, l’isola a sud, sempre più al centro dell’interesse internazionale (terra di grandi investitori), grazie alla sua vocazione per i vini spumanti metodo classico, Pinot Noir e Chardonnay. Il suo clima fresco e marittimo offre condizioni ideali per una viticoltura di precisione. La superficie vitata è di 1702 ettari e l’altitudine va dallo 0 a 1262 metri sul livello del mare.
I vitigni che raccontano l'Australia
Lo Shiraz è senza dubbio il simbolo vinicolo del paese. A Barossa e McLaren Vale si esprime con potenza, maturità del frutto, speziatura e ricchezza tannica, mentre nelle regioni più fresche assume tratti più eleganti e sottili. Il Cabernet Sauvignon trova il suo equilibrio ideale a Coonawarra, dove il terroir di terra rossa su calcare dà vini strutturati, ma freschi e longevi, mentre il Pinot Noir trova nella Tasmania e in Victoria i suoi climi ideali.
Tra i bianchi, lo Chardonnay è ampiamente diffuso e si adatta con grande versatilità ai diversi stili: più ricco e cremoso nelle regioni calde, più nervoso e minerale nei climi freschi. Il Sémillon, soprattutto quello di Hunter Valley, è una vera e propria unicità mondiale: raccolto molto presto, offre vini magri, austeri, quasi neutri da giovani, ma capaci di trasformarsi con l’invecchiamento in campioni di complessità e finezza. Il Sauvignon Blanc, spesso vinificato con ambizioni più borgognone che aromatiche, sta vivendo una fase di crescita qualitativa, specialmente nelle Adelaide Hills.
Negli ultimi anni, la ricerca di stili più freschi, territoriali e artigianali ha spinto molti produttori a sperimentare anche con varietà italiane e spagnole, come Nero d’Avola, Vermentino, Fiano, Tempranillo e Sangiovese, rivelando la flessibilità climatica e culturale dell’enologia australiana.
Degustazione: otto vini per raccontare un continente
Durante l’evento “Australia, un continente da scoprire”, organizzato da AIS Veneto e condotto dal sommelier Maurizio Dante Filippi, abbiamo potuto vivere un vero e proprio viaggio sensoriale attraverso otto etichette rappresentative delle principali regioni del paese.
La serata si è aperta con lo spumante metodo classico Jansz Vintage Cuvée 2017, dalla Tasmania. Viene da un uvaggio di Chardonnay e Pinot Nero. Si presenta con un colore oro pallido e verde, tipici dei climi freddi. Ha un perlage fine. Al naso presenta aromi di frutta matura (albicocca, pesca, mango), intensi di caprifoglio, scorza di agrumi, lemon curd, nocciola fresca e note marine, sovrapposti a sentori complessi di brioche e pane tostato. Ha una struttura elegante e una freschezza persistente, con un’acidità saporosa, non citrica, ma di tensione gustativa.
Lo Spring Riesling 2021 di Mac Forbes, dalla Yarra Valley (Victoria), 100% Riesling, viene da vendemmia totalmente manuale, con ripasso e cernita; quasi nulli gli interventi in vigna; fermentazione con utilizzo di solo lieviti indigeni, affinamento in acciaio con le proprie fecce fini. È un vino bianco teso e luminoso. Idrocarburo, lime, mela verde e pietra bagnata sono i sentori principali del bouquet complesso, con una dolcezza appena percepita che dona volume e bilanciamento. Un vino molto pulito, senza fronzoli, netto, con note vegetali, floreali, e salmastre.
Il Sémillon HVD Single Vineyard 2017 di Tyrrell’s Wines, dalla Hunter Valley (New South Wales), è esempio puro di classicità australiana. Le uve vengono da un vigneto antico, impiantato nel 1908 su terreno sabbioso e molto drenante. La vendemmia è manuale con cernita; solo acciaio per la vinificazione. I profumi sottili limone, fiori secchi, fieno ed erbe spontanee, resina, pinoli, susina bianca sono sostenuti da una bocca tagliente e salina, che promette uno sviluppo straordinario con il passare degli anni.
Con il Crayères Vineyard Sauvignon Blanc 2021 di Terre à Terre, si entra nelle Adelaide Hills (South Australia). Il clima è Oceanico e porta venti freddi. L’uva viene raccolta esclusivamente mano. La fermentazione è svolta in parte in acciaio e in parte in grandi botti. 6 mesi sulle fecce prima di essere imbottigliato. Qui il Sauvignon assume una fisionomia elegante e intensa: lime, pesca bianca (che dona morbidezza), foglia di pomodoro, banana, un tocco di vaniglia e una traccia gessosa costruiscono un quadro aromatico sofisticato e non convenzionale.
Il quinto vino, il Filius Chardonnay 2021 di Vasse Felix, da Margaret River (Western Australia). 100% Chardonnay, vendemmia precoce, fermentazione in barrique con solo lieviti indigeni. Malolattica svolta per il 60% della massa. Incanta con profumi di frutta tropicale matura, erba secca, mela, crosta di pane, burro, cioccolato bianco e spezie dolci. Grande intensità olfattiva. In bocca, la struttura è piena, rotonda, ma la tensione acida lo mantiene energico e deciso. Grande lunghezza gustativa.
Si passa poi ai vini rossi con il Pinot Noir 2022 di Dalrymple, dalla Tasmania. Le uve vengono dai vigneti migliori della stessa azienda. Il vino rispecchia la temperatura calda di quei vigneti, con maturità e forza. 100% Pinot Noir. Viene vinificato 2 giorni dopo la vendemmia con la tecnica della criomacerazione. La fermentazione è rapida. Fino al 20% avviene a grappolo intero, cioè con presenza del raspo. 20% di barrique nuove. L’impatto olfattivo è intenso e complesso. Al naso evidenzia sentori raffinati di more selvatiche, frutti rossi maturi e soprattutto una speziatura determinante, quasi di incenso. Dopo alcuni minuti nel bicchiere, questi caratteri evolvono in note resina, note vegetali di macchia mediterranea con accenni di tè nero. Il palato è fermo ed elegante con una fine acidità. È un vino avvolgente, lineare e coerente in tutte le fasi della degustazione.
Lo Shiraz 2020 di Bondar, da McLaren Vale (South Australia), proviene da vigneti piantati nel 1950: uno per dare eleganza, profondità e sottigliezza, su terreno sabbioso e granitico; l’altro su un suolo con fondo calcareo e argilloso, che quindi dona al vino volume, decisione e struttura. Questo vino rivela l’anima più moderna e luminosa del vitigno. Al naso è floreale, speziato, con frutta rossa fresca, sentore di arancia sanguinella e una tessitura setosa. Un vino senza compromessi, che seduce senza sovrastare. La texture setosa e fine, dona un'impressione complessiva in bocca di vinificazione di pura classe.
A concludere, il potente 95 Block Cabernet Sauvignon 2020 di Parker Estate, da Coonawarra (South Australia). Vigneto del 1985. Ha il carattere tipico del Cabernet: vegetale e animale. I sentori di peperone, ribes nero, grafite, menta e cedro compongono un bouquet ricco, mentre la bocca è ampia, equilibrata, con tannini importanti e una chiusura lunga e vibrante. L'aggiunta di Petit Verdot porta una natura leggermente floreale.
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L’Australia è una realtà vitivinicola consolidata, un mosaico in continua trasformazione, capace di offrire vini straordinari. Ogni vino ha saputo narrare una storia: di territorio, di ricerca stilistica, ma soprattutto di identità. Un laboratorio in cui il vino è lo strumento per raccontare paesaggi e visioni enologiche complesse. L’Australia è un continente per molti da scoprire, sì, ma già pronto per essere riconosciuto tra le più grandi espressioni del vino contemporaneo.