Un nome così familiare tra gli appassionati che in tanti non sanno che si tratta di una varietà viticola, un nome sorridente quando viene pronunciato, un nome confidenziale dal suono pop e dall’anima jazz, un nome che da diverso tempo è considerato un vero e proprio marchio di fabbrica.
Una storia singolare quella del vitigno Chardonnay se si pensa al fatto che si è “introdotto” tardivamente nel vigneto borgognone da cui ne riferisce il significato emblematico. La seconda metà del diciottesimo secolo è ritenuta l’epoca in cui è emersa la prima attestazione ufficiale della varietà e, caso ancora più singolare è stata la storica, perenne e famosa querelle che lo ha accostato per decenni al Pinot Blanc come sinonimo; l’illuministico vitigno Chardenet altro non è che la mutazione in bianco del capostipite dei “Noiriens” si è detto per decenni, ma le selezioni successive e le intuizioni degli ampelografi, Galet in primis che offre valide indicazioni a giustificare l’identità propria della varietà, hanno finalmente restituito l’onore che il vitigno merita. Un’origine sospesa nel Maconnais francese che include un villaggio con lo stesso nome ha decretato lo Chardonnay come la varietà a bacca bianca nobile per definizione!
Il vitigno, che come già detto ha la propria casa nella Borgogna, possiede il talento dei predestinati e si presta ad un facile seppur relativo attecchimento agronomico per cui esalta sempre se stesso e la complessità pedologica su cui alligna conferendo come risultato l’affermazione laudativa del terroir a cui si affida. Tutto ciò ha favorito la scelta che i viticoltori hanno effettuato verso lo Chardonnay preferendolo ad altre numerose varietà regionali prima e nazionali dopo: un vitigno sicuro, eclettico, resistente, esuberante ma parsimonioso, espressivo, superiore.
Il suo profilo racconta una ruota aromatica molto ampia i cui raggi principali intercettano note di pesca, mela e melone, scorza di limone e di pompelmo, litchi e ananas, acacia e ginestra; i marcatori di burro e di noce sono altrettanto rappresentativi per la varietà particolarmente in luoghi caratteristici.
È un vitigno con notevole vigoria. Ha grappolo medio, acino medio con buccia sottile, ma consistente. Ha precocità vegetativa dal germogliamento alla fioritura, all’invaiatura, alla maturazione, per cui con regolare rischio di gelate primaverili nelle zone più fredde, produttività costante ed elevata, buona resistenza agli attacchi crittogamici, ma più sensibile alla botrite.
Fascino ed eleganza unite a densità e struttura!
Lo Chardonnay evoca insieme queste sensazioni, e se la gamma dei profumi si dimostra articolata avviene lo stesso per il carattere: un vino rosso vestito da bianco, soprattutto nelle denominazioni storiche e tradizionali e presso i siti più vocati in giro per il mondo.
In Francia è il vitigno fenomeno per distribuzione e per differenzialità: a Chablis verso l’estremo nord della Borgogna viticola, l’uva acquisisce una maturazione che si traduce in un vino dal carattere molto fine e al contempo austero in gioventù; l’appellazione esprime un doppio tratto. Il primo tratto è un timbro spiccatamente minerale dal terreno calcareo Kimmeridgiano, che nelle versioni più “semplici” è abbellito dalle note fruttate di buccia di limone e di prugnola gialla con seduzione floreale di fiori di tiglio, mentre nei Crus “complessi” emerge la “percezione del territorio” con aromi di pietra focaia, sale marino e fumè, scortati da articolazioni di felce, scorza d’arancia, muschio e anice stellato; il secondo tratto distintivo dello Chardonnay chablisienne è il miele!
Più a sud la Cote d’Or offre le vigne e i vini più celebri per la varietà con i corrispondenti aromi caratteristici, due su tutti: nocciole e pesca gialla.
E con la suddivisione sintetica delle aree:
- Corton-Charlemagne con note di marzapane e avena
- Meursault con note di burro e crosta di pane
- Puligny-Montrachet con note di banana e zucchero filato
- Chassagne-Montrachet con note di noce e lana bagnata
- Rully, Montagny, Givry con note di agrumi e liquirizia
- Macon con note di mela golden e biancospino
- Pouilly-Fuissé con note di nocciole e tabacco
E con l’invecchiamento delle migliori cuvée si inserisce un caratteristico aroma di petrolio.
La Champagne rappresenta l’altra faccia della medaglia del vitigno in cui le storiche bollicine coniugano i toni aromatici del gesso affiorante della Cote des Blancs, più gessosi e speziati a Cramant, più fruttati ad Avize, più agrumati e minerali a Le Mesnil, più floreali a Chouilly.
Dal gesso profondo di Reims emergono chardonnay con note di pesca, biscotto e brioche, dal calcare argilloso di Montguex note di melone e scorza di agrumi.
Con un denominatore evolutivo dei villaggi Grand Cru che esprime effluvi di gesso, nocciola, pane tostato, mela cotogna!
L’interesse francese del vitigno racchiude anche i vigneti in Alsazia, Jura, Savoia e Languedoc nei quali ha avuto grande successo.
L’Italia vanta una lunga tradizione specie nell’arco subalpino con l’Alto Adige che apre le danze per riconoscibilità e qualità del vino, con note floreali di rosa canina e ginestra, pesca e vaniglia, il Piemonte si è rivelato eccellente con l’elaborazione sia di versioni varietali che maturate in legno, la Valle d’Aosta da sempre sensibile alle varietà francofone regala un prototipo dalla profumazione sferica di albicocca, limone candito, miele e cannella; Friuli e Veneto rappresentano realtà produttive per vini fermi classici mentre il Trentino è ispirata a una spumantistica di montagna che evoca note minerali, di pompelmo, di mandorla, e tratti vegetali di humus, il Franciacorta si distingue per l’aroma di ananas e miele chiaro; la Toscana centrale merita ulteriore riconoscimento per effetto di uno Chardonnay grasso con pesca e pera mature ma giustamente minerale e la Sicilia con carattere più floreale di ginestra e aneto.
In Austria da sempre riconosciuto come Morillon in Stiria rivendica il suo carattere fruttato di pera con suggestioni di foglie di tè.
In Spagna ha cominciato come varietà internazionale concessa per il Cava spumante, e poi nelle denominazioni dei vini tranquilli catalani in cui si riflette con uno stile fruttato e croccante; ancora più esaltante nelle vigne di Somontano, un distretto in altitudine dell’Aragona con un perfetto equilibrio climatico che consegna uno Chardonnay tra i più eleganti e aromatici del Paese.
In California la metà dello Chardonnay si trova a Sonoma, Napa e Monterey, l’espressione aromatica va dalle note dolci e acquose del melone all’esotico di ananas e banana, incrociando nei vini più ambiziosi l’aroma di noce, di burro e di pane tostato; tendenzialmente si tratta di profili intensi e uniformi con differenze legate ai microclimi delle denominazioni e con l’archetipo che resta, o meglio restava, lo stesso: vini opulenti con il “tocco di legno”; la passione americana per lo Chardonnay maturato in rovere ha avuto effetti importanti anche nell’industria delle botti fino al punto da determinare il fenomeno inverso nel consumatore più moderno mediante il motto “All But not Chardonnay” (“ABC”), autentica avversione verso il vino bianco troppo marcato dal legno.
Grande entusiasmo anche nel New York State nel distretto di Long Island e delle Finger Lakes con note decisamente più floreali e citrine, con note di limone candito e ananas.
In Sudamerica hanno dedicato le zone più fresche al vitigno tra cui emergono il Cile con Casablanca e da cui si liberano distinte note di mela verde, tiglio e menta, e Curicò nella valle centrale con profilo più votato a note di albicocca e litchi; Mendoza in Argentina con il distretto di Valle de Uco ha vissuto la riscoperta del vitigno che si propone con note di frutta bianca e gialla.
In Australia la varietà ha avuto un‘impennata della produzione grazie allo stile inizialmente esuberante del vino, anche se oggi si registra un carattere più verticale del Victoria e della Tasmania contrapposto alle cuvée di pesca sciroppata, caramello e cioccolato al latte delle calde vigne centrali, e del profilo nettamente tropicaleggiante e di vaniglia tostata della Hunter Valley.
La mania dello Chardonnay ha investito anche il Sudafrica, nei distretti di Paarl e Franschhoek dal clima mediterraneo e ventilato che producono vini fruttati e speziati e, in particolare la fresca zona di Walker Bay vocata alla parcellizzazione in stile borgognone consente di produrre lo Chardonnay più ricco e aromatico con sfumature vegetali.
Sul piano internazionale ha fornito risultati sensazionali pur rimanendo fedele alla sua zona d’origine da cui si eleva sopra ogni ragionevole dubbio, si distingue per ogni assaggiatore che si confronta attraverso variegate declinazioni territoriali, ed è così che il fruitore stabile o occasionale gode della sua universalità aromatica e non.
-Luisito Perazzo - www.luisitoperazzo.com