La varietà di uva rossa più coltivata in Italia, viene detta in diversi sinonimi e costituisce la base dei grandi vini toscani più noti e blasonati.
È un vitigno con grande variabilità fenotipica e i vini sono diversi secondo le zone di coltivazione.
Preferisce luoghi con giornate calde e notti fresche, da sempre usato per vini serbevoli, l’evoluzione e la tendenza lo hanno consacrato come base per vini spessi ed eleganti.
Di per sé il Sangiovese matura tardi, è piuttosto acido e tannico, con una gamma di aromi tipici: viola mammola, iris, giaggiolo, ginestra, ciliegie selvatiche, spezie, caffè, tabacco, con un accento di erbe aromatiche e un gusto leggero di cacciagione e cuoio, ma ne esistono molti tipi da cui si ricavano vini diversi. Dai rossi eccelsi e densi di Toscana, a quelli eclettici di Romagna. O ancora in Umbria dove lascia il segno o nel carattere solare delle Marche, o nel Nuovo Mondo con vini morbidi e duttili.
Notizie della varietà si hanno dal sedicesimo secolo, ma molti fattori lasciano pensare che fosse nota in Italia da duemila anni e che venisse già coltivata dagli etruschi.
Di certo la varietà che in assoluto rappresenta il connubio tra sobria eleganza e fervida opulenza, in special modo nella regione compresa tra l’Appennino e il Mar Tirreno, un mitico paesaggio culturale ottimamente conservato bello e collinoso, dal manto boschivo di lecci e attraversato da torrenti tortuosi che abbracciano numerosi agglomerati medievali.
La viticoltura è praticata ovunque ed è utile tracciare i profili più rappresentativi dalle espressioni aromatiche e sensoriali; un terzo del territorio è occupato dal Chianti che comprende diverse province e include il rinomato Chianti Classico e le sottozone denominate per appartenenza geografica.
La caratteristica comune è ovviamente la produzione dedicata principalmente all’uva Sangiovese e tra le diverse declinazioni con vini concentrati e tannici, o fragranti e immediati, si registra un punto comune che tende a un delicato aroma di mora!
Gli aromi del Sangiovese nel Chianti.
Il Chianti Classico è l’areale più antico tra Firenze e Siena e in realtà non è omogeneo sul piano sensoriale: verso nord tra San Casciano e Greve i vini appaiono con maggior profumazione mentre i territori ai margini meridionali del comprensorio come Castellina, Gaiole, Radda e Castelnuovo Berardenga, producono vini più ricchi e corposi, talvolta anche più ruvidi.
Le differenze sono determinate poi anche dall’altimetria e dalla composizione del terreno, laddove risulta sabbioso e ghiaioso origina vini più delicati ed eleganti, mentre con predominanza di galestro, una marna grigio-azzurra argillosa o con alberese, un’arenaria calcarea con sedimenti marini, i vini sono di maggior nerbo.
Quando il vino è giovane emana un bouquet di viola, amarena e spezie, che con l’invecchiamento assume note di cuoio, tabacco, cannella, scorza d’arancia e torrefazione.
Il Chianti Rufina, a est di Firenze è ammesso alla denominazione dagli anni ’30; arenaria e marna conferiscono ai vini struttura con un gradevole timbro fruttato.
Nel vicino Pomino c’è il distretto dal passato nobile e illustre.
Il Chianti Colli Fiorentini è più fresco e immediato, così come il Colli Aretini.
Il Chianti Colli Senesi gode di migliori appezzamenti e quindi risulta più ricco e prestigioso.
Il Chianti Montalbano è elaborato come vino “secondario” giacché comprende la piccola zona di Carmignano, situata a ovest di Firenze. Questi era protetto già nel primo documento dell’area chiantigiana ad opera della famiglia Medici e include storicamente l’uva Cabernet Sauvignon; il vino è morbido sul piano odoroso di prugna ed eucalipto.
Il Barco Reale di Carmignano è un vino con maggior fragranza fruttata.
Il Colline Pisane è forse il rappresentante meno fascinoso della denominazione.
Colline Lucchesi è una denominazione che circonda la città da cui prende il nome e genera un vino floreale e fruttato.
Vin Santo è un vino da dessert prodotto in quasi tutto il territorio utilizzando uve bianche appassite maturate in piccoli caratelli, ma è la versione Occhio di Pernice che esalta l’eclettico Sangiovese talvolta accompagnato da piccole porzioni di uva aromatica e che si manifesta con un bouquet tipico di viola e rose secche, timo e menta.
Gli aromi del Sangiovese nel Brunello di Montalcino.
Il Brunello di Montalcino è il vino rosso italiano più apprezzato a livello internazionale; si identifica con il comune omonimo, sito su una collina immersa tra le valli dell’Ombrone e dell’Arbia. Si ottiene da una varietà ad acino molto piccolo definita appunto uva Brunello, isolato e moltiplicato nel diciannovesimo secolo dalla famiglia Biondi Santi; interessato da versanti diversi con un profilo aromatico multiforme, tuttavia il vino ha nerbo e potenza con un intenso aroma di mora in confettura, prugna, ciliegia e cedro, che con l’evoluzione sviluppa un meraviglioso ventaglio di spezie, selvaggina e tabacco dolce. Il Rosso di Montalcino è il secondo vino della zona dai toni più gentili e croccanti.
Gli aromi del Sangiovese nelle sue declinazioni.
Il Vino Nobile di Montepulciano viene prodotto sulle colline che circondano l’omonima cittadina medievale principalmente da uve Sangiovese localmente denominato Prugnolo Gentile.
Areale non molto esteso dal suolo sabbioso e il clima fresco è un degno rappresentante del vitigno che origina un rinomato rosso della Toscana meridionale sospeso tra delicata pienezza e netta eleganza; i suoi aromi sono caldi e nitidi, violetta, ciliegia nera, caffè e incenso.
Il Rosso di Montepulciano rappresenta la seconda fascia fresca e leggera ottenuta con vigne più giovani.
Bolgheri è il pittoresco centro a sud di Livorno ed è la patria dei famosi vini ottenuti con uve di “importazione” se pur riconosce l’utilizzo del Sangiovese qui rinominato Sangioveto Grosso; zona che gode di un clima costante rispetto al nord della regione con estati calde e secche a cui contribuisce il Monte Amiata che protegge con la sua vetta; il vino sa regalare toni di erbe e frutti maturi, spezie e cuoio.
Montescudaio è situato non lontano dall’area bolgherese e interessa un vino corposo con note fruttate.
È la maremma che si afferma come riferimento vinicolo della Toscana sudoccidentale: il Morellino di Scansano è il vino elaborato a sud di Grosseto nella maremma interna da vigneti su argilla e ardesia con l’ubiquitario sangiovese qui riconosciuto con l’appellativo di Morellino; il colore e la grandezza dell’acino lo distinguono dagli altri, l’aroma tipico è sospeso tra more e viole.
Proseguendo nella vicina Umbria si ritrova il vitigno brillantemente esaltato a sud di Perugia con il Torgiano Rosso Riserva, un vino noto e straordinario che prevede anche un saldo di uva Canaiolo e che è capace di invecchiare migliorandosi per diversi lustri; bouquet di frutta rossa in confettura, pepe nero e cardamomo, liquirizia e carrube.
La Romagna ospita il Sangiovese, anzi secondo la letteratura ne è la patria originaria ed è il vitigno più coltivato in questa regione.
Come spesso accade il vitigno dà risultati diversi in virtù della zona, del terreno e del microclima; ed ecco il vino gentile di Imola, Faenza e Rimini che diviene più dotato ed evolutivo a Forlì e Cesena; il tratto comune dai siti migliori sono le sensazioni di viola e marasca con intrecci di liquirizia e mentolo.
Le Marche offrono il bellissimo promontorio del Conero ove si produce il vino rosso omonimo con un eventuale saldo di Sangiovese, ancora più incisivo nel vino Rosso Piceno; i profumi evocano frutti di bosco, marasca matura e frutta secca.
Il Nielluccio è la varietà della Corsica che corrisponde alla toscana Sangiovese arrivata in tempi recenti sull’isola e che domina l’area settentrionale con la prestigiosa denominazione Patrimonio, la prima creata sul territorio negli anni sessanta; di certo una delle migliori dal suolo calcareo-argilloso con solidi rossi che catturano degli splendidi sentori erbacei e pepati.
In California la coltivazione del vitigno è molto cresciuta negli ultimi decenni soprattutto perché alcuni viticoltori sono di origine italiana; il suo successo è legato alle scelte del terreno con risultati spesso felici: le note aromatiche virano su note di lampone e mandorle tostate.
L’Argentina ottiene dei buoni risultati a Mendoza e in Australia meridionale si riscuote un discreto successo del Nuovo Mondo.
Lunga e appassionante la storia del Sangiovese, fin dalle origini definito “vitigno sugoso e pienissimo di vino, che non fallisce mai”.
Uomini e luoghi, encomi e apprezzamenti tra dispute e sposalizi in patria e lontano da essa, hanno garantito nella reputazione un solido e duraturo convincimento sulla sua qualità e originalità.
Luisito Perazzo